Roma, 17 novembre 2014 – Il Progetto “The Hidden Treasure of Rome” di Roma Capitale, annunciato con grande enfasi nei giorni scorsi dal Sindaco di Roma, Ignazio Marino, e sostenuto dall’Ambasciata d’Italia a Washington in occasione dell’Anno della Cultura Italiana negli Stati Uniti nel 2013, si inserisce nelle politiche di disinvestimento sui beni culturali e di delocalizzazione delle competenze, messo in atto negli ultimi anni dalle istituzioni e dagli enti locali italiani. L’accordo prevede la possibilità di trasferire all’estero, e in particolare presso università americane, circa 100mila reperti archeologici inediti, conservati nei magazzini dei Musei Capitolini di Roma.
“Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un continuo attacco nei confronti dei lavoratori dei beni culturali e delle loro prerogative – dichiara Salvo Barrano, Presidente dell’Associazione Nazionale Archeologi e Vicepresidente di CONFASSOCIAZIONI con delega ai Beni Culturali. Dal ricorso indiscriminato al massimo ribasso negli appalti all’abuso del volontariato per abbattere i costi del lavoro passando per il bando “500 giovani” volto allo sfruttamento inaccettabile di lavoratori spacciati per tirocinanti. Le politiche del Governo e delle amministrazioni locali continuano a indurre nel settore dei Beni Culturali una incessante concorrenza al ribasso che non porta da nessuna parte perché non genera valore e sviluppo. Per protestare contro questa visione miope, che usa la cultura solamente per motivi propagandistici, scenderemo in piazza a Roma il prossimo 29 novembre.”
“L’iniziativa di Marino – aggiunge Andrea Cipriani, Presidente de La Ragione del Restauro – rappresenta la resa totale delle istituzioni, che non solo alzano bandiera bianca ammettendo di non saper provvedere ai nostri beni, ma liquidano per sempre intere generazioni di professionisti e gli investimenti occorsi per formarli. Il tutto presentando questa pericolosa deriva con la carta colorata del costo zero.”
“Sarebbe interessante – continua Nadia Di Bella, Portavoce dei Giovani Bibliotecari Aspiranti – sapere quali standard verranno impiegati nella classificazione e nella catalogazione e come si integreranno con i nostri cataloghi collettivi. Ci chiediamo inoltre come mai tali attività vengano svolte all’estero, quando qui abbiamo catalogatori, formati dalle Università italiane e pronti a mettere in campo la loro professionalità, dopo anni di esperienza nel settore.”
Beatrice Mastrorilli, Presidente degli Storici dell’Arte Unitari: “Si tratta di un chiaro sintomo del fatto che i professionisti dei beni culturali non sono affatto considerati perché quando si sente dire che il patrimonio culturale può essere il volano per la ripresa economica del paese e poi si assiste a questo genere di operazioni, si capisce che non esiste nelle istituzioni e nella società consapevolezza del loro valore e del ruolo.”
“L’accordo Hidden Treasures of Rome – sostiene Angelo Restaino, Portavoce Arch.i.m – costituisce un grave precedente di quella che si può definire una vera e propria delocalizzazione del lavoro culturale sui Beni Culturali italiani. Non si vede per quale motivo il lavoro sul nostro patrimonio, adducendo come pretesto motivi di tempistica – un lavoro che se Roma dovesse fare da sola, con le proprie risorse, richiederebbe decenni – debba essere così demandato ad altri, ignorando in questo modo i professionisti qualificati del nostro paese e il loro recente riconoscimento ufficiale sancito dalla Legge 110/2014. Appare evidente invece l’assenza di volontà di impiegare risorse per sostenere lavoro retribuito, come il comunicato ufficiale fa chiaramente trasparire, quando afferma “ Oggi, invece, possiamo avvalercene a costo zero’. Questo potrebbe aprire la strada a future delocalizzazioni di pezzi del patrimonio culturale e del relativo e potenziale lavoro di valorizzazione che i nostri professionisti attendono da decenni di poter svolgere.”
“La conoscenza e la professionalità – conclude Angelo Deiana, Presidente di CONFASSOCIAZIONI – rappresentano un valore e vanno sempre retribuite in maniera adeguata. Chi non lo fa si assume la grave responsabilità di svalutare un patrimonio unico di competenze.”
In merito all’accordo annunciato da Marino, CONFASSOCIAZIONI, pur apprezzando ogni iniziativa che favorisca la ricerca e lo studio da parte di enti o istituti stranieri per arricchire la conoscenza del nostro patrimonio, chiede al Sindaco di Roma Ignazio Marino di chiarire i dettagli dell’accordo che, per come è stato annunciato, presenta troppi aspetti ambigui.
- E’ certa la convenienza economica per i cittadini di Roma? L’accordo è stato infatti presentato come operazione a costo zero ma in realtà nasconde una serie di costi occulti, a cominciare dagli oneri di imballaggio, assicurazione e trasporto, di cui è stata omessa l’entità e chi se ne farà carico.
- È stato acquisito il parere del MIBACT, cui spetta il compito di valutare la possibilità di esportare i beni culturali?
- E’ stata valutata la possibilità di coinvolgere le università italiane e le numerose accademie straniere presenti a Roma, prima di decidere che migliaia di reperti archeologici debbano affrontare i rischi legati al trasporto?
- Si è valutata la possibilità di coinvolgere le migliaia di professionisti con formazione e competenze specialistiche, colpite da una crisi occupazionale senza precedenti?
- Con gli uffici ormai svuotati di personale, si è valutata l’ipotesi di investire queste risorse, comprese quelle non rivelate, per assumere gli oltre 80 specialisti tra curatori archeologi, funzionari bibliotecari, restauratori conservatori e curatori storici dell’arte che hanno vinto il concorso nel 2013/2014 presso Roma Capitale, ma non sono ancora stati assunti?
- Il Sindaco sa che le collezioni dei Musei Capitolini e le collezioni storico, artistiche e archeologiche di Palazzo Braschi sono ordinate secondo due sistemi di catalogazione differenti, che non comunicano tra loro e che non si è mai fatto lo sforzo di mettere in rete quanto sinora è stato catalogato?
- Il Sindaco sa che il cosiddetto “SIMART” è consultabile solo nei computer di Palazzo Braschi disponibile solo un paio di giorni alla settimana proprio per carenza di personale?
- Perché piuttosto che annunciare accordi roboanti non si punta a creare una piattaforma web condivisa tra soprintendenze statali e comunale?