Roma, 29 luglio 2024 – La lettura dell’ultima pubblicazione di Angelo Deiana, dal titolo “Il Grande Gioco”, così come accaduto per altre sue fatiche, stimola non poco una serie di riflessioni, in questo caso sulle innovazioni, sulla conoscenza, sulla sua trasmissione, sul come le stesse vengono percepite nel tempo, e i loro effetti, previsti e non, sulla vita dei singoli e più in generale nella società. Il fatto poi che il volume costituisca il primo di tre saggi muove ancor di più la curiosità del lettore.
È noto che ad ogni innovazione tecnologica, diffusa, corrispondano reazioni umane capaci di trasformare il tessuto sociale, culturale, politico, economico, delle società su cui esse impattano.
Partendo da lontano, la diffusione della stampa a caratteri mobili ha rappresentato il seme da cui è scaturito un cambiamento totale della società, partendo dalla religione, passando alla politica, e all’economia, in un intreccio strettissimo e vorticoso. Dalla riproduzione della Bibbia, che fu stampata come primo libro e diffusa soprattutto nei paesi del Nord Europa, ne scaturì l’idea che attraverso il suo utilizzo diretto si potesse entrare in rapporto con Dio, individualmente, senza la mediazione che fino a quel tempo era stata totale appannaggio del clero. Da ciò la perdita di potere della Chiesa Cattolica, fino a predisporre la rivoluzione protestante. Le idee, che si diffusero attraverso l’uso diretto ed autonomo della Bibbia e degli altri scritti che man mano vennero stampati, predisposero il tessuto economico e l’egemonia dei paesi protestanti che cercavano il successo come prova della predestinazione al regno dei cieli. Con la rivoluzione della stampa la connessione tra politica ed economia si fa più stretta e si diffonde soprattutto in quei paesi dove il commercio era più florido. Le idee che circolavano sulle gambe dei commercianti, i primi uomini della modernità, vennero da allora impresse e distribuite tra tutti coloro che sapendo leggere accumulavano sapere e arricchivano se’ stessi e il paese in cui operavano. Da qui, nel tempo, l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese. I caratteri mobili predisposti da Gutenberg, mutando le possibilità della conoscenza e la sua circolazione, fecero scaturire la rivoluzione politica, culturale ed economica in cui prende forma la struttura dell’Occidente: la fine del medioevo e l’inizio della modernità. Nasce allora la borghesia, la classe di coloro che divennero in pochi decenni indispensabili membri della società come medici, ingegneri, legali, artigiani artisti, musicisti, letterati. Dalla Rivoluzione Francese in poi il cambiamento sociale avviene con la diffusione delle conoscenze e delle idee e si esprime con l’ampliamento della classe borghese, attiva per aver appreso le capacità utili alla prosperità sociale. A questo faranno seguito altri cambiamenti epocali, sempre caratterizzati da innovazioni nella modalità di comunicazione: Il telegrafo prima e il telefono poi consentiranno rapidi, diretti rapporti a distanza, e quindi la radio, il primo strumento di comunicazione di massa che rivoluzionò la vita di tutti. La propaganda e la pubblicità che dagli anni ‘20 del secolo scorso furono trasmessi dalle onde radio a tutti coloro che con un apparecchio potevano captarne il segnale erano possedute e gestite dagli Stati con finalità di conoscenza e sviluppo sociale. Sul coinvolgimento che la radio ebbe sui cittadini si sono scritti migliaia di testi e compiute molte ricerche, ma fu la televisione con la sua capacità di pervadere il pubblico oltre che con le parole, anche con le immagini, a modificare il modo di pensare. Non soltanto quindi la radio ma è stata soprattutto la televisione a coadiuvare gli Stati ad indirizzare i propri cittadini, la loro conoscenza, i loro gusti, le loro aspirazioni. Dalla televisione ad Internet e da qui all’intelligenza artificiale il passo è stato rapido. La nuova rivoluzione di cui siamo interpreti, e che Deiana descrive con sapiente lungimiranza, ci lascia smarriti ma, per ora, sempre protagonisti.
Dapprima Internet ha alterato la nostra concezione di spazio e tempo rendendoci possibile un’interazione contestuale tra persone e cose lontanissime, ha contratto l’idea di tempo creando un presente, definito oggi il “presentissimo”, che rende possibile l’essere qui e ora, ovunque. L’essere connesso con chiunque ha rappresentato un elemento straordinariamente democratico poiché si sarebbero abbattute le frontiere tra le classi sociali, tra le razze, tra i generi, le forme religiose: si esiste in funzione del fare e non dell’essere. Ma a questo prodromo, a cui tutti hanno creduto come uno dei più straordinari punti di arrivo della democrazia, ben presto ci si è resi conto che chi possedeva il ganglio vitale e cioè chi possedeva i domini per gestire questi flussi di interessi e di intenzioni, di fatto poteva manovrare gli stili di vita e i comportamenti, influenzando capillarmente gli utenti.
Ma ecco il cambiamento a cui Deiana rivolge la propria attenzione, quello che ancora sfugge ai più: l’intelligenza artificiale. L’autore ci rappresenta che l’intelligenza artificiale generativa è e cresce nel suo farsi crescere, nel suo estendersi cresce continuamente, evolvendo verso dimensioni che per ora ci sono sconosciute e che comprendiamo soltanto una volta accadute. E’ l’intelligenza artificiale che ci pone oggi, uomini e donne del terzo millennio, di fronte a un’incognita: sappiamo, perché la storia ce lo ha spiegato, che ogni innovazione produce un cambiamento sociale ma, forse, questa volta ci sfugge che la nostra mente possa evolvere più lentamente e con meno possibilità di associazioni di quanto non facciano gli algoritmi; testare dopo aver colto i nostri gusti, continuare a inviare messaggi che gli algoritmi elaborano sulla base delle nostre parole, lette dai nostri messaggi, captati in tutti i modi. La nostra vita quotidiana è ancora comprensibile, ciò che non è comprensibile è l’unica certezza che ci rimane, la certezza di non avere certezze. L’uomo, nella sua storia millenaria non ha mai fatto i conti con l’incertezza se non quella della vita e della morte, un’incertezza così quotidiana come è quella che ci propone l’intelligenza artificiale, un’evoluzione di cui non possiamo cogliere il dato che ci condiziona nella scelta delle cose di cui ci circondiamo, che ci aiuta nel mondo della salute, che ci conforta nell’immaginario collettivo, che ci induce ad acquistare e a scegliere; questa, che una volta si sarebbe chiamata manipolazione, non è più manipolare, è di più, è indurre a pensare un pensiero che ci sfugge: abbiamo accanto a noi potenzialità che prevengono l’uomo e la sua capacità di scegliere. Il libero arbitrio che ha reso e rende l’uomo libero di optare tra più opzioni e tra più verità, per costruire non soltanto la propria identità ma quella del luogo dove vive, quella delle persone con cui ha relazioni, quella delle industrie di cui gode prodotti, con l’intelligenza artificiale non sarà più lo stesso, non sarà più una scelta perché l’induzione all’acquisto, al gusto, ma soprattutto al modo di pensare il mondo è definito da flussi di cui persino coloro che hanno elaborato i sistemi di calcolo sono soggetti, poiché nell’evoluzione generativa dell’algoritmo il tempo di condizionamento supera quello della nostra scelta.
Quali problemi pone l’intelligenza artificiale oggi, quali sono le grandi questioni che hanno a che fare con l’etica, la politica, con il potere, con la scienza, con la religione, con il genere, con la salute, con il lavoro, con le attività quotidiane?
Le grandi questioni espresse in questo libro iniziano da questo punto.
Il testo è articolato in quattro parti:
- nella prima un indice eccezionalmente elaborato, non soltanto nei suoi paragrafi ma anche nel riassunto dell’idea, che si consegue l’una con l’altra, offre già una chiave di lettura per poter essere coscienti e consapevoli del tema;
- una seconda parte che è quella che amplifica i concetti su cui oggi non bisogna soltanto riflettere ma che costituiscono gli elementi su cui far leva per individuare un processo esistenziale non solo da imprenditori ma da persone;
- una terza parte in cui vengono ripresi i pensieri di fondo attraverso le parole chiave che sono state espresse nella seconda ed infine
- una bibliografia ragionata, che offre l’opportunità a tutti coloro che ne vogliono sapere di più, per andare avanti, non tanto per scoprire questo mondo nuovo di cui c’è un inizio ma non c’è una fine, quanto per trovare ciascuno il proprio ruolo attivo nell’interazione.
Lascio al lettore la voglia e la gioia di leggere, per il desiderio di conoscere. Riflessioni concettuali, che chiameremo i concetti operativi nodali, per riuscire a motivare l’uomo nuovo, l’uomo di questa parte della storia, ad essere protagonista e non un suddito inerme, ad individuare nell’incertezza tutte quelle potenzialità che possono essere utili a governare una vita, un’impresa, un ambito della vita collettiva, un partito, un mondo. Questo primo volume, di una trilogia di cui il secondo e il terzo volume appariranno a breve, secondo quanto scrive l’Autore, offre l’opportunità, a chi sa leggerlo tra le righe, di ritrovare una motivazione forte, individuale, l’agis, per gestire ciò che viviamo come una dimensione imprescindibile; di riuscire quindi in un’esortazione quasi pedagogica al ritrovare la modalità di gestire in proprio l’esistenza.
Il libro “Il grande gioco” nasce come una riflessione post covid che si propone di indagare l’incertezza che vivono le persone, le imprese, i singoli professionisti, i governi, le istituzioni, la finanza e il mondo della tecnologia, con lo scopo di indicarne gli scenari e, con la finalità più profonda, di predisporre gli individui alla consapevolezza per affrontare la sfida che l’intelligenza artificiale evolutiva ci propone. L’idea che l’autore propone, mutuata da Einstein, è che per ottenere risultati differenti bisogna pensare e fare cose differenti. Il teatro del mondo è popolato da miliardi di attori che non sono più, secondo l’autore, “un semplice data base di dati e comportamenti” perché la gente ha predisposto una nuova coscienza collettiva che agisce, che si riflette, espandendosi continuamente, nelle piattaforme statunitensi, cinesi, europee o russe. In questo scenario si delinea un nuovo ordine globale che secondo Deiana si prospetta come “una promessa” che non è solo ludica ma che costituisce anche una tentazione pericolosa perché induce ad oltrepassare i confini, sfidando la vita stessa. Ci spinge ad abitare una realtà ibrida, aumentata, contraffatta, immaginata perché tutto è possibile nel multiverso. L’osservazione in fondo concerne anche la velocità del cambiamento che procede costantemente e in modo multiforme provocando ansia negli individui, paura nelle masse e unisce instabilità diffusa che assimila il cambiamento all’incertezza e a scenari di condizioni peggiori. L’impossibilità di configurare il futuro non deve però distrarre, secondo Deiana, dalla necessità di avere consapevolezze, indispensabili per “aiutare tanti giovani a trovare una nuova strada per essere protagonisti del mondo e con il mondo”.
Nel testo si delineano alcuni scenari evolutivi ma anche e soprattutto il messaggio si concentra sulla necessità di acquisire nuovi paradigmi per gestire l’immanente e imprescindibile innovazione con adeguati strumenti concettuali. Lascio al lettore la curiosità di leggerli per il desiderio di conoscerli.
Paolo Quattrocchi
Presidente Confassociazioni Canada